Ecommerce, Covid come stress test
Intervento a cura di Daniele Tirelli
“Il COVID ha costituito uno stress-test per tutte le attività di e-commerce destinate al consumo, un test che ha rivelato la debolezza di molte “architetture” di processo che hanno ispirato i diversi modelli.”
La qualcosa è in sé una buona notizia, poiché oggi esistono molti più elementi per scartare o consolidare o promuovere le diverse soluzioni sotto stress.
La violenza dell’evento ha accelerato il processo selettivo che ha sempre caratterizzato le fasi di innovazione in ogni campo e ci ha fornito una percezione chiara di un aspetto: la COMPLESSITA’ del tutto.
Prima constatazione: esistono varie tipologie ben distinte di e-commerce così riassumibili, in base alla loro potenza di impatto.
- E-commerce dematerializzato (entertainment, culture, leisure) sostitutivo di prodotti e servizi.
- Tecno e-commerce (prodotti standardizzati ad alto valore unitario e di singolo acquisto)
- Grocery e-commerce (prodotti di largo consumo seriali, ad acquisto frequente e ripetuto)
- Cloth & footwear and personal good Fashion e-commerce (prodotti con contenuto estetico ad acquisto non ripetuto)
- Produce & fresh stuff & catering e-commerce (prodotti e servizi esperienziali che variano come qualità nello spazio-tempo)
Ognuna di queste tipologie richiede supply chains and delivery services profondamente diversi.
Come sempre accaduto, l’attenzione della business community è stata concentrata soprattutto sulla spettacolarità dell’interfaccia digitale con il cliente finale (realtà aumentata, realtà virtual, virtual assistant, ecc.), sorvolando sulle architetture sottostanti che inglobano aspetti che vanno dalle codifiche, alle reti di vendor e fornitori, agli step logistici, alle logiche di pick-up.
Molte sono state le occasioni mancate e poca la creatività di nuove iniziative volte alla promozione di prodotti e servizi, a causa di rigidità di sistema e inesperienze manageriali.
Nei giorni, mesi e anni futuri la pressione del COVID sarà allentata, ma costante e dunque questo booster delle varie forme di e-commerce sarà una grande, insperata opportunità per le aziende del settore, purché sappiamo mettere a fuoco un processo incalzante di try & judge e di learing-by-doing continuo.
Rimando al dibattito gli eventuali esempi a sostegno di quanto affermo.
L’e-commerce e la disintermediazione nella moda. Qual è il modello da seguire?
Intervento a cura di Fulvio Furbatto
La disintermediazione rivoluzionerà il mercato? Dopo anni di marketplace o wholesales che intermediavano i brand, la corsa al nuovo canale "diretto" è iniziata in tutti i settori, compreso il mondo della moda. Ma ogni brand deve trovare il modello più adatto al proprio business, per non rischiare di essere il noto “elefante che partorisce un topolino”. Analizzeremo i plus&minus della disintermediazione online spinta dalle evoluzioni portate dal Covid. Infine, analizzeremo tre nuovi fashion hype, per comprendere come l’e-commerce possa essere reinterpretato per rispondere anche alle abitudini delle nuove generazioni.